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LA GUERRA DI YOM KIPPUR

La più grande battaglia tra carri armati dalla seconda guerra mondiale

T62 egiziani avanzano nel Sinai

 

La guerra scoppiata nell’ottobre del 1973 tra Egitto/Siria e Israele, altresì nota come guerra di Yom Kippur, ha avuto delle caratteristiche belliche che ha rivoluzionato la tattica militare nei decenni successivi. Gli aspetti più importanti e innovativi, dal punto di vista militare, furono la tattica di copertura antiaerea e anti carro utilizzata degli eserciti arabi, e l’uso enorme di munizioni che questo moderno conflitto richiese: entrambi gli schieramenti si trovarono dopo appena una settimana di violentissimi scontri a corto di munizioni per l’aereonautica, per l’artiglieria e per i mezzi corazzati.

Scopo di questo articolo è quello di evidenziare la tattica utilizzata della forze corazzate dei due schieramenti, che diedero vita, nel Sinai e sulle alture del Golan, allo scontro di carri armati più imponente dalla battaglia di Kursk nel 1943.

 

Schieramenti nel’ottobre 1973:

Esercito Egiziano:
Uomini: circa 1.200.000
Carri armati: 2.200
Pezzi di artiglieria: 1.200
Aerei: 600

Esercito Siriano*
Uomini: circa 500.000
Carri armati: 4.480
Pezzi di artiglieria: 2.100
Aerei: 1.000
*Nell’esercito siriano si conteggiano una divisione corazzata irachena, una brigata corazzata giordana e i corpi di spedizione marocchino, saudita e libico.

Esercito Israeliano
Uomini: circa 350.000
Carri armati: 2.000
Pezzi di artiglieria: 575
Aerei: 360

 

L'inizio della Guerra

Tank egiziani nel Sinai 

 

La guerra dell’ottobre 1973 iniziò con un attacco a sorpresa il 6 ottobre, nel giorno del perdono (Yom Kippur), cioè il giorno più sacro del calendario ebraico.
L’attacco fu sferrato, congiuntamente, dagli eserciti arabi di Egitto nel Sinai e di Siria sulle alture del Golan.

 

L’offensiva nel Sinai.

L’offensiva egiziana inizia alle ore 14.00 del 6 ottobre con un violentissimo attacco di artiglieria e aereo alle posizioni israeliane, sguarnite in quei giorni di festa, sulla linea difensiva Bar-Lev nella sponda orientale del canale di Suez. La linea difensiva israeliana al momento dello scoppio delle ostilità era composta da 32 capisaldi (di cui solo 18 presidiati) lungo la sponda orientale del canale di Suez. Disponeva di un organico di poco più di 430 riservisti appoggiati da 290 carri armati e una cinquantina di pezzi di artiglieria e poche unità contraeree.

L’esercito egiziano, all’inizio dell’Operazione Badr - con cui l’Egitto si prefissava la riconquista del Sinai perduto durante la guerra dei 6 giorni nel 1967– poteva contare su circa 600.000 uomini in prima linea tra fanteria, divisioni corazzate, meccanizzate e addetti alla difesa antiaerea.

La fanteria egiziana fu in grado, in poche ore, a compiere uno straordinario attraversamento del canale di Suez e superare le difese israeliane poste dietro a terrapieni di terra e sabbia alti quasi venti metri con pendenze che andavano da 45° a 60°.

Con il decisivo aiuto di squadre di genieri, l’esercito egiziano riuscì a praticare 60 brecce nel massiccio terrapieno che in poche ore permisero di far transitare, tramite traghetti, oltre 500 carri armati e mezzi di trasporto oltre che diverse centinaia di migliaia di soldati.

Nel volgere delle 24 ore successive, la seconda e terza armata egiziane avevano costituito una testa di ponte sulla riva orientale del canale con una penetrazione che arrivava a oltre 3 km di profondità in alcuni punti del fronte.

Truppe egiziane passano da una delle 60 brecce effettuate nel terrapieno

 

L’operazione Badr prevedeva che le cinque divisioni di fanteria, previste per l’invasione del Sinai, avanzassero, nella prima fase dell’offensiva, per una quindicina di chilometri di profondità per rimanere sotto l’ombrello protettivo dei missili sovietici SAM così da evitare la reazione dalla IAF (l’aereonautica militare israeliana).

 

Le divisioni corazzate egiziane:

Le divisioni corazzate egiziane utilizzarono in battaglia, durante tutta le guerra, oltre 1.700 carri armati sovietici T54/55 (dotati di un cannone da 100 mm) e modernissimi T62 (dotati del più potente cannone allora disponibile da 115 mm). La tattica di avanzamento e di ingaggio delle truppe corazzate egiziane era supervisionata dai consiglieri militari russi. La loro tattica si dimostrò, soprattutto durante l’offensiva egiziana del 14 ottobre, troppo poco flessibile rispetto alla tattica di movimento e rapidità adottata dal comando israeliano. Inoltre, il fattore decisivo per le sorti della guerra risultò l’autonomia decisionale e flessibile delle unità corazzate israeliane fino alle più piccole unità, rispetto al rigido comando egiziano che doveva aspettare che qualsiasi ordine partisse dall’alto comando militare fino alle compagnie più piccole. Questo modo di procedere, del comando egiziano, causò gravi e decisivi ritardi decisionali che risultarono fatali per le sorti della guerra.

Un Centurion israeliano nel Sinai

 

Le divisioni corazzate israeliane:

L’esercito israeliano poté contare, nel deserto del Sinai, di poco più di 800 carri armati durante le varie fasi della guerra. Le truppe corazzate israeliane avevano un numero molto variegato di mezzi corazzati: il numero maggiore di mezzi erano gli antiquati M48 Patton ampiamente modificati dall’Israeli Ordinance Corps con moderni cannoni francesi ad alta velocità CN 75-50 da 75mm. C’erano molti carri inglesi Centurion, che assieme agli M48, si dimostrarono i mezzi più adatti alle sabbie e ai terreni sconnessi del Sinai. Inoltre l’IDF aveva alcune decine di più moderni M60 con cannone da 105 mm. Le forze delle riserva dovettero riutilizzare in modo massiccio (furono oltre 340 quelli che parteciparono ai combattimenti sia sul Golan che nel Sinai) i vecchissimi Sherman della seconda guerra mondiale. Anche questo vecchio, ma estremamente affidabile carro, era stato opportunamente modificato: alla versione israeliana denominata Super-Sherman fu installato il modernissimo cannone francese da 105 mm “Modele FI”. Con una lunghezza di 56 calibri pari a 6 metri, il cannone da 105 mm era troppo grande per essere alloggiato netta torretta T-23. Per non dover modificare la torretta, l’IOC decise di accorciare il cannone di 1,4 metri riducendolo a 44 calibri ma dotandolo di un freno di bocca molto grande per ridurre il rinculo. Questo carro così modificato divenne molto rappresentato dall’iconografia militare. Il carro con il pezzo da 105 mm fu denominato M-51 (il carro rimase a disposizione della riserva fino ai primi anni 80!!).

Carro armato israeliano M51”Super Sherman”

 

La battaglia decisiva:

La battaglia decisiva per le sorti della guerra sul fronte del Sinai, fu combattuta a partire dal 14 ottobre. L’esercito egiziano obbligato dall’alto comando, per alleggerire la pressione sui siriani sulle alture del Golan, lanciò una massiccia offensiva con la maggior parte dei mezzi corrazzati disponibili. Tra il 14 ottobre e il 16 ottobre quando gli israeliani fecero seguire un contrattacco fulmineo, si sfidarono su un fronte di meno di 200 km, circa 1.000 carri armati egiziani contro 400 tank dell’IDF. Fin dalle prime ore dei violenti scontri l’abilità di manovra e l’indipendenza delle singole unità corazzate israeliane furono decisive: in poche ore gli egiziani persero 260 carri armati contro i 20 degli israeliani. Successivamente i tank egiziani furono fatti uscire dalla copertura delle batterie antiaeree SAM per inseguire le unità israeliane, molto mobili nel deserto, questo permise all’aviazione israeliana di intervenire e di annientare, assieme alle forze corazzate, la quasi totalità dei tank egiziani. Da questo momento l’iniziativa era passata in mano all’esercito di Israele.

La dura battaglia tra corazzati nel deserto del Sinai: un T55 e un M60 colpiti

 

Decisivo per le sorti della guerra tra mezzi corazzati nel Sinai, fu un addestramento superiore, una catena di comando flessibile e un miglior equipaggiamento delle forze armate israeliane che così sopperirono all’inferiorità di mezzi corazzati, di numero di truppe dislocate e di armamento missilistico.

Tank israeliani manovrano nel deserto

  

L’offensiva sul Golan

T62 siriani sulle alture del Golan

 

Le alture del Golan sono un plateau di circa 900 km quadrati con un’altezza media di 1000 metri. Israele ne prese possesso alla fine della guerra del 1967. Dal punto di vista strategico sono di grande importanza perché dominano la pianura sottostante che comprende il nord est di Israele e la zona sud della Siria.

 

L’offensiva sul Golan:

Come l’offensiva nel Sinai, quella sul Golan scattò alle 14.00 del 6 ottobre. Dopo un’ora di intenso bombardamento dell’artiglieria e dei MIG siriani, la prima ondata di violentissimi scontri sulle alture del Golan vide fronteggiarsi 33 Centurion israeliani contro 250 carri armati siriani T55 e T62 su un fronte di circa 60 km. Anche nel caso delle truppe siriane, l’offensiva era stata pianificata e eseguita sotto stretto controllo dei consiglieri militari sovietici: tale tattica prevedeva un massiccio utilizzo di tank e altri mezzi corazzati d’appoggio. La natura morfologica delle alture del Golan indirizzarono subito l’offensiva in alcune direttrici quasi obbligate. E’ da sottolineare che a rendere estremamente difficile l’avanzata siriana era la presenza di numerosi campi minati e fossati anticarro che l’esercito israeliano aveva edificato in previsione di un possibile attacco. Gli scontri che iniziarono furono subito cruenti e sanguinosi. La disparità delle forze in campo era parzialmente bilanciata dal vantaggio israeliano di trovarsi sul crinale delle alture avendo così una migliore visuale e un maggior riparo per le proprie truppe e per i mezzi corazzati.

I più violenti scontri tra carri armati si verificarono nella così detta “valle delle lacrime” una piccola vallata che si trova a nord della cittadina di Kuneitra. Qui si verificarono numerose ondate di attacchi siriani ogni volta respinte con estrema determinazione dai reparti israeliani. Quando i siriani riuscirono a sfondare le difese, gli israeliani erano,nel frattempo, riusciti a mobilitare le forze di riserva che iniziarono a contrattaccare senza un attimo di sosta su tutta la linea del fronte.    

Mezzi corazzati siriani danneggiati sul Golan

 

La battaglia nella “valle delle lacrime” durò, ininterrottamente, tre giorni e tre notti consecutive. Alla fine di questa intensa e sanguinosa battaglia, i siriani persero circa 260 carri armati e centinaia di altri mezzi. Gli israeliani ebbero distrutti o danneggiati pressoché tutti i mezzi corazzati che avevano a disposizione in quei primi giorni di guerra. L’offensiva siriana era stata bloccata.

 

Le divisioni arabe:

Per l’offensiva sul Golan l’esercito siriano schierò circa 60.000 uomini, 1.400 carri armati (T54/55 e T62) e 800 pezzi di artiglieria. L’esercito siriano era appoggiato da una divisione corazzata irachena, una brigata corazzata giordana e corpi di spedizione da Marocco, Libia e Arabia Saudita.

I duri scontri sulle alture del Golan

 

Le divisioni israeliane:

Sulle alture del Golan, l’esercito israeliano schierò solo carri armati Centurion e Sherman visto che l’esperienza aveva dimostrato che il sistema di sospensioni a barra di torsione degli M48 e M60 non fosse adatta ai terreni rocciosi e con forti pendenze.

Centurion israeliani raggiungono il fronte nel Golan

 

Le sguarnite guarnigioni israeliane contavano, al momento dell’attacco siriano, un’unica brigata corrazzata (circa 30 carri Centurion), due battaglioni di fanteria e quattro batterie di artiglieria semovente. La vera deterrenza militare doveva essere effettuata dall’aviazione. Mentre il grosso dei reparti di fanteria e delle truppe corazzate erano i riservisti che avrebbero potuto essere mobilitati con un tempo tecnico di 48 ore.

 

Israele passa al contrattacco:

Attraversamento del canale di Suez da parte dei tank israeliani

 

Una volta ripresosi dallo shock della duplice offensiva araba a nord e a sud del paese, l’esercito israeliano fu capace di effettuare una fulminea azione di contrattacco sui due fronti.

Nel Sinai, a partire al 16 ottobre, l’esercito israeliano si incuneò tra la seconda e terza armata egiziana arroccate sulla sponda orientale del canale. Dopo violenti combattimenti tra mezzi corazzati, gli israeliani riuscirono a separare le due armate egiziane e a sbarcare sulla sponda occidentale del canale.

Lo scopo principale dell’attraversamento del canale, fu quello di trovare e distruggere tutte le batterie antiaeree SAM2, SAM3 e SAM6 per permettere all’aviazione di poter agire indisturbata su tutto il teatro di guerra e di poter attaccare le retrovie egiziane.

Il 18 ottobre, i mezzi corazzati israeliani erano in territorio africano e avevano iniziato a muoversi con decisione. Con grande rapidità si diressero a nord, a sud e più lentamente a ovest in direzione del Cairo.

Il capo di stato maggiore egiziano, generale Shazly, avendo capito che le due armate egiziane, che erano ancora sulla sponda orientale del canale, rischiavano seriamente di venir circondate e annientate, chiese ripetutamente a Sadat di poterle far ripiegare dall’altra parte del canale. Sadat fu inflessibile: non un solo uomo doveva ritirarsi. 

Carro israeliano distrutto nei combattimenti 

 

Dopo alcuni giorni di accaniti combattimenti, con grandi perdite da ambo i lati, le unità corazzate israeliane proseguono la loro avanzata a sud in direzione della città di Suez che venne raggiunta il 21 ottobre: di fatto la terza armata egiziana era circondata e tagliata fuori dal resto dell’esercito. L’Egitto chiese l’aiuto diplomatico dell’Unione Sovietica per arrivare ad un cessate il fuoco che salvasse la terza armata e ponesse fine alle ostilità da un punto di forza sul campo. Il primo cessate il fuoco che venne proposto dall’Unione Sovietica non viene rispettato dai contendenti che stavano, ancora, cercando di ottenere dei vantaggi strategici che sarebbero serviti al tavolo dei negoziati.

Il 23 ottobre un secondo cessate il fuoco viene approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dopo 24 ore di ulteriori scontri viene accettato da entrambi i combattenti. La guerra tra Egitto e Israele ebbe termine dopo 18 sanguinosi giorni.

Mezzi corazzati egiziani catturati nel Sinai

 

Nel mentre sulle alture del Golan violenti attacchi e contrattacchi si susseguivano senza sosta. Numerose unità corazzate presero parte agli scontri. I siriani appoggiati da unità corazzate irachene e giordane tentano un ultimo attacco (dal 18 al 22 ottobre) per indebolire l’offensiva israeliana, che nel frattempo, era riuscita a penetrare in territorio siriano. Queste controffensive si concludono senza successo ma con enormi perdite di mezzi corazzati e uomini. Gli israeliani sono a poco più di 50 km da Damasco.

Mezzi corazzati siriani abbandonati dopo una fallita offensiva

 

Dopo il fallimento delle ripetute offensive siriane, il fronte nord perde di intensità per la decisione dello stato maggiore israeliano, di spostare diverse unità di fanteria e di mezzi corazzati verso il fronte di guerra con l’Egitto. Questo è ritenuto quello decisivo per le sorti della guerra. I siriani avendo perso la maggior parte dei carri armati e dei mezzi corazzati non sono più in grado di portare avanti la guerra. Israele, da parte sua, dopo la riconquista del Golan e la fulminea penetrazione in territorio siriano, è concentrato nell’offensiva nella parte africana dell’Egitto.

Sherman israeliani iniziano a ripiegare

 

Sul fronte siriano proseguiranno, per alcune settimane dopo il cessate il fuco, piccoli scontri a bassa intensità ad opera delle truppe siriane contro il saliente israeliano. Ormai la guerra è finita e sul campo le unità corazzate israeliane riportarono una sofferta vittoria che all’inizio delle ostilità era tutt’altro che scontata.

 

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